La storia dell’associazione nata in Giappone che, piantando i semi di seconda generazione del primo albero, diffonde un messaggio di pace a favore del disarmo nucleare. Di alberi piantati ce ne sono più di 200: in città, paesi, luoghi istituzionali e in altri di dolore e memoria. Uno è stato piantato perfino in Russia, a Beslan.
Nagasaki – Brescia, Kaki Tree for Europe
L’associazione lavora per quasi vent’anni anche su suolo europeo, ma è solo nel 2020 che si costituisce la delegazione bresciana. A causa delle nuove normative europee, infatti, dal 15 dicembre 2019 non è più possibile importare piante come quelle di cachi dal Sol Levante; per questo Francesco Foletti, presidente della Kaki Tree for Europe, insieme agli altri membri fondatori, si è battuto per realizzare una struttura dove ricevere non più le piantine ma i semi di cachi da piantare durante le iniziative.
“Eravamo partner da tantissimi anni, non potevamo lasciar perdere tutto – racconta Foletti –, così ci siamo attivati per portare qui i semi della pianta madre e farli crescere da noi. Non potevamo permettere che il lavoro fatto in tanti anni venisse dimenticato”.
Le iniziative del Kaki Tree for Europe non si limitano, però, soltanto alla piantumazione delle piantine. Come spiega Foletti: “Con tutti coloro che ci contattano costruiamo un percorso che termina con la semina delle piante, ma c’è molto altro dietro. Chiediamo a chi desidera unirsi al progetto di promuovere iniziative ed eventi che coinvolgano la cittadinanza, per esempio nel caso di paesi o città, così da sensibilizzare a temi quali la memoria, la pace, la solidarietà e la giustizia attraverso mezzi come arte, musica e cura dell’ambiente. Non c’è una formula univoca da seguire, a ognuno viene lasciata molta libertà di azione, l’importante è fare attivamente qualcosa. Nelle scuole, per esempio, spesso si organizzano lezioni apposite sull’argomento, si fanno dei laboratori e si coinvolgono attivamente i bambini, così che, una volta arrivati alla semina, tutti sentano che quello è il raggiungimento di un obiettivo e di un percorso”.
E i luoghi e gli ambienti dove sono stati piantati gli alberi di cachi sono davvero tanti e diversificati: solo a Brescia ce ne sono 60, Bergamo è stata invece la prima città ad aderire ufficialmente e conta sette alberi piantati; ce n’è uno anche a Scampia, un altro a Vienna e poi in Germania, in Inghilterra e Francia, ce n’è perfino uno in un parco urbano di Cassino, paese che venne raso al suolo durante la seconda guerra mondiale. Il prossimo anno verrà piantato un albero anche a Genova, davanti alla scuola Diaz, dove nel luglio del 2001 in occasione del G8 si verificò il pestaggio a opera di polizia e carabinieri di 93 persone tra attivisti e giornalisti.
La collaborazione con la scuola di Pesaro e il Kaki Bike Tour
L’associazione collabora poi con una scuola, l’istituto d’istruzione superiore Antonio Cecchi di Pesaro, che è la seconda nursery dopo quella di Brescia dove sono state messe a dimora le piantine di cachi. La scuola coinvolge gli studenti nella cura delle piante, portando avanti gli stessi messaggi di pace e di sensibilizzazione della Kaki Tree e fornendo ai ragazzi uno strumento didattico in più.
Ultima fra le attività svolte è, ogni agosto, il Kaki Bike Tour, un percorso in bici che tocca diverse città e “collega” i vari alberi piantati in Italia e in Europa. I percorsi, infatti, sono tracciati da un albero all’altro: nel 2022 i partecipanti pedalarono da uno di quelli di Brescia fino a quello di San Marino, mentre nel 2023 partirono da Castel Porziano, dove si trova la residenza estiva del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che incontrarono, fino ad arrivare a Scampia, per un totale di circa 220 chilometri. L’ultimo Kaki Bike Tour ha invece collegato gli alberi di Trieste e Vienna, per un viaggio di diversi giorni di oltre 430 chilometri.
Un albero di pace anche in un Paese in guerra – Beslan
Un albero di cachi sta crescendo anche a Beslan, in Russia. È stato piantato questo tre settembre proprio nella terra davanti alla palestra della scuola dove, esattamente 20 anni fa, un commando di terroristi ceceni prese in ostaggio più di 1200 persone tra bambini, insegnanti, genitori e nonni. Era il primo giorno di scuola e l’irruzione dei militari russi, avvenuta due giorni dopo, provocò nei tumulti la morte di 334 persone tra cui 186 bambini.
L’essere riusciti a portare un albero di pace come quello di Nagasaki in un Paese come la Russia è un traguardo merito non solo della Kaki Tree ma anche della flautista internazionale Monica Moroni, musicista sanmarinese nata a Pesaro con la peculiarità di essersi specializzata nell’esecuzione di musica contemporanea. Venuta a conoscenza della progettualità e, grazie a contatti pregressi con l’associazione russa che riunisce le madri di Beslan, ha svolto il ruolo di intermediario per mettere in contatto le due realtà.
“All’inizio erano titubanti all’idea, lo stesso era accaduto due anni prima quando ero andata lì per suonare in occasione dell’anniversario della strage per la prima volta – spiega Moroni-. Per loro quella palestra è un monumento, è rimasta intonsa da quel giorno ed era difficile concepire l’idea di ‘deturparne’ la terra mettendoci qualcosa di estraneo”.
Beslan 20 anni dopo la strage
La cerimonia del ventennale si è tenuta proprio dentro la palestra. Alle pareti sono state affisse le foto di ciascuna delle vittime, in centro spiccava una grande croce di legno. Erano presenti la delegazione del Kaki Tree con il presidente Francesco Foletti, il sindaco di Beslan Khatiron Tatrov e quello di Granara, Filippo Gasperi, l’ambasciatore in Italia per la Repubblica dell’Ossenzia del sud, Mauro Murgia, e ovviamente le madri e i parenti delle vittime di quel giorno. Lì, dopo aver letto la lista di tutti i nomi di chi quel giorno non ce l’ha fatta, Moroni ha suonato in loro onore.
“È stato un momento davvero intenso, Ho suonato per loro perché credo che la musica arrivi oltre le parole, ce n’è davvero bisogno, e il momento più bello è stato quando poi le mamme sono venute ad abbracciarmi e mi hanno ringraziato”.
A parlarne si commuove anche Foletti: “Entrare lì è stato come tornare indietro nel tempo. Non hanno toccato nulla, è tutto come allora, compresi i fori dei proiettili disseminati ovunque. Da un punto di vista emotivo è stata un’esperienza molto forte, non è facile per me raccontarla. Dopo, al cimitero di Beslan, il nostro direttivo ha donato su ciascuna tomba un ciondolo con un angioletto per omaggiarne la memoria”.
E se l’obiettivo della Kaki Tree è portare un messaggio di pace e rinascita, a Beslan si può dire che l’hanno centrato. Il dolore delle madri di Beslan non è diminuito in tutti questi anni e preferiscono un dignitoso silenzioso alle parole, ma due di loro, Gadieva Aneta e Dudieva Susanna, hanno dichiarato che “la semina dell’albero di cachi è stato uno degli eventi centrali delle celebrazioni di quest’anno, si è svolta in un’atmosfera solenne e sotto le campane che battono il nostro ricordo. Ringraziamo per questo dono e ringraziamo Monica Moroni per aver suonato per la nostra memoria, ci ha commossi ed emozionati tutti. Grazie”.
l’articolo completo è disponibile qui